La terra Jacii e le sue vicende economico-sociali nel secolo XIV

Autori

  • Carmelina Urso Università degli studi di Catania

DOI:

https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v2i0.136

Abstract

La terra Jacii, caratterizzata dalla presenza di diversi casalia, subì nel XIV se¬colo gli esiti degli scontri fra Aragonesi e Angioini, della faida fra i baroni siciliani, nonché di varie catastrofi naturali. Un forte calo della popolazione è attestato dai dati che emergono dai prelievi dei collettori pontifici, incaricati, nel 1376, di riscuotere il «sussidio caritativo» concordato fra Roma e il sovrano aragonese di Sicilia, Federico IV. Proficua fu, invece, l'attenzione riservata al territorio acese dalla famiglia degli Alagona, a lungo titolare nel Trecento del castrum di Aci. Le risorse che gli Alagona investirono nella zona favorirono la riqualificazione della proprietà agricola; in particolare fu privilegiata la coltivazione della vite, destinata a caratterizzare quelle contrade anche nei secoli successivi. Presenti nell'area da noi considerata tanti fra i milites, notarii e iudici che furono fedeli sostenitori della famiglia degli Alagona anche durante la ribellione di fine secolo contro i Martini e che furono ricompensati con la concessione di fondi: si possono segnalare per consistenza patrimoniale i Ruvilenti, i de Herbis, i de Tarento, i Pesci, i Rizzari ecc. Assieme formavano il patriziato cittadino o la nobiltà urbana, «tipica¬mente siciliana», e costituivano «uno dei poli della società del regnum» che, in particolare a Catania, gli Alagona avevano contribuito a far crescere anche politicamente affidando loro la gestione delle cariche publiche. L'economia della terra di Aci poggiava quasi per intero sul settore trainante dell'agricoltura. Assieme al vigneto furono favorite tutte le colture ad alta intensità produttiva, e quindi «giardini» – in un atto notarile è citato un aranceto –, oliveti, ma anche orti, i cui prodotti erano specialmente utili a garantire l'approvvigionamento del mercato catanese. La manodopera agricola era costituita in gran numero da salariati, ma resisteva la schiavitù, nonostante le difficoltà sempre maggiori di rifornire il mercato schiavile, cosicché in età aragonese le fonti riferiscono quasi esclusivamente di schiavi saraceni, «tartari» e «greci de Romania». Da un punto di vista squisitamente commerciale, è probabile che la terra di Aci abbia usufruito della congiuntura favorevole che contraddistinse in quei decenni i centri politici e finanziari dell'isola e dunque anche l'area catanese, laddove si verificò una continuità della vita economica e commerciale, pur in quei momenti gravi vissuti dal Regnum. Ad alimentare gli scambi interni e specialmente il mercato cittadino era soprattutto lo smercio del vino. Per quanto attiene, invece, al comparto artigianale, la diffusione di talune attività è riferibile alla presenza nelle contrade di Santa Venera al Pozzo – in contrata flomarie sancte Venere o in contrata sancte Venere seu de Piscana – e Reitana di sorgenti e torrenti. Prevalenti sono la trasformazione della canna da zucchero, con l'impianto di «trappeti», e la lavorazione della canapa e del vino nelle gurne. L’indagine delinea, dunque, una situazione tale da poter concludere che la terra Jacii è stata – in positivo e in negativo – testimone privilegiata, con le sue vicende politiche, ma anche economiche e sociali, del travaglio istituzionale del XIV secolo.

The Aci territory, characterized by the presence of several casalia, suffered, in the XIV century from the results of the clashes between Aragonese and Angevins and the feud among the Sicilian barons, as well as from various natural catastrophes. A large drop in population is confirmed by the data gathered by the papal collectors, who, in 1376, were tasked with collecting the «charitable subsidy» agreed on between Rome and the Aragonese sovereign of Sicily, Frederick IV. Profitable attention, on the other hand, was given to the Aci territory by the Alagona family, who were, for a long time in the 1300s, owners of the castrum at Aci. The resources which the Alagonas invested in the area favoured the re-qualification of agricultural land; vine cultivation in particular was privileged, and this was to char¬acterize the area in following centuries. In the area considered there were many milites, notarii and iudici who were faithful supporters of the Alagona family, even during the end-of-century rebellion against the Martini, and who were rewarded with the concession of lands: the Ruvilenti, de Herbis, de Tarento, Pesci and Rizzari families also had considerable patrimonies. Together they made up the town patriciate or the urban nobility, ‘typically Sicilian’, and constituted «one of the poles of the society of the regnum». In Catania in particular, the patriciate had grown politically, due to the Alagona family who had assigned to them the running of public offices. The economy of the Aci territory was based almost entirely on agriculture, which was the leading sector. Alongside the vineyards, preference was given to all the highly productive cultivations, and therefore to groves and orchards (in a notarial deed an orange grove was quoted), olive groves, but also market gardens whose produce was particularly useful to guarantee supplies to the Catania market. The agricultural labour force was made up of many paid hands, but slavery still endured, notwith¬standing the increasing number of difficulties in stocking the market with slaves, so that, in the Aragonese period, sources refer almost exclusively to Saracen slaves, Tar¬tars, and Greeks from Romania. From a strictly commercial point of view, it is probable that the Aci territory had taken advantage of the favourable economic situation that characterized the political and financial centres of the island in those decades, and therefore the Catania area, where economic and commercial activities continued even in the critical moments the Regnum went through. Internal exchanges and especially the town market consisted, above all, on the sale of wine. As regards the craft sector, the spread of certain activities is attributable to the presence of springs and streams in the country areas of Santa Venera al Pozzo – in contrata flomarie sancte Venere o in contrata sancte Venere seu de Piscana – and Reitana. The processing of cane sugar by means of the press system («trappeto»), and the manufacture of hemp and linen in pools of stagnant water («gurne») were widespread. The study outlines, therefore, a situation allowing us to conclude that the Aci territory, has been – positively and negatively – a privileged witness, through its political but also economic and social events, to the institutional development during the XIV century.

Biografia autore

  • Carmelina Urso, Università degli studi di Catania

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Pubblicato

02-03-2012

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Articoli