I luoghi della “sociabilità”. Le Case di conversazione nella Sicilia borbonica
DOI:
https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v2i0.133Abstract
Sulla base di un'ampia documentazione d'archivio significativa può considerarsi l'analisi relativa alla Sicilia sud-orientale, nel periodo compreso tra la Restaurazione e l'Unità, finalizzata ad individuare vecchie e nuove élites, in quel momento di passaggio da una società di ceto ad una struttura in cui la valenza è affidata al censo e al denaro. Tra i vari strumenti di autoaffermazione sociale si collocano i «Caffè», i «Casini», le «Case di conversazione». Essi nascono sul modello dei clubs di stampo britannico, e diventano luoghi di formazione della nuova identità borghese: una specie di seconda casa in cui possidenti e laureati — principalmente medici, notai o avvocati, ma anche, in alcuni contesti, commercianti, sensali e «mastri» — leggono i giornali, discutono, giocano e tessono rapporti sociali, imitando svaghi, forme di comportamento e di pensiero delle élites aristocratiche che nei rituali salottieri avevano elaborato un proprio linguaggio e un proprio codice comportamentale. Questi luoghi dei nuovi «civili» assumono, in altri termini, la funzione di spazi in cui aggregarsi e autoidentificarsi, rappresentare e autorappresentarsi, creando netti confini di status, all'interno del tessuto sociale. Ciò è quanto si ricava dalla lettura delle richieste di apertura dei sodalizi, dall'a¬nalisi dei regolamenti interni e dall'esame comparato delle liste dei soci. La documentazione d'archivio non rileva eventuali collegamenti tra circoli e mo¬vimenti sovversivi. Certo è che, però, nonostante le reiterate professioni di fedeltà al governo, di censura delle letture, e di dichiarata estraneità agli eventi politici da parte di amministratori e soci, il controllo su tali strutture aggregative — specialmente dopo i moti del 1820 — è notevole. Nel 1837, a causa della rivolta, i circoli subiscono una nuova interruzione, ma le autorizzazioni per la riapertura nuovamente concesse nel 1839 determinano una sorta di boom del fenomeno associazionistico. Tali istituzioni, in conclusione, costituiscono un angolo visuale interessante per l'a¬nalisi di fasce ben determinate della società meridionale del XIX secolo. Esse contribui¬scono, infatti, a creare, sulla base di modificate identità sociali, nuove solidarietà di grup¬po in un'atmosfera di luogo intimo, perché chiuso, e seducente, perché cerimonioso.
The practical aim of the analysis relating to south-eastern Sicily in the period between the various Restoration and Unification, based on ample and significative records from archives, is the identification of old and new elite, in that moment of transition from a class society to a structure in which importance is given to estate and money. Among the various instruments of self-affirmation are the Caffè, the Casini and the Case di Conversazione. They originated modelled on the British clubs, and became places where the new middle-class identity was forged: a sort of second home where the well-to-do and uni¬versity graduates – mainly doctors, public notaries and lawyers, but also, in some con¬texts, tradesmen, brokers and foremen – read the newspapers, discuss, play games and weave social relationships, imitating the leisure activities, attitudes and ways of thinking of the aristocratic elite, who had elaborated their own language and behav¬iour code in their drawing room rituale. These venues of the new «respectable citizens» take on the function of areas in which to meet and form self-identity, to represent and self-represent; thus setting up clear status boundaries within the social framework. This is what has been gleaned from the applications to open associations, the analysis of internal regulations, and the comparative examination of lists of members. Archive records do not point to any possible link between clubs and subversive move¬ments. One thing is certain, however; there were numerous check-ups on these meet¬ing places, especially after the popular rising of 1820, notwithstanding the repeated professions of loyalty to the government, of censorship of reading material, and of de¬clared extraneity of administrators and members to political events. In 1837, as a re¬sult of the uprising, the clubs were closed, but the authorization for their re-opening, granted in 1839, determined what could be 0called a «boom» in the membership phe¬nomenon. Such institutions, in conclusion, constitute an interesting visual angle for the analysis of certain sections of southern Italian society in the nineteenth century. They contribute, in fact, to creating, on the basis of modified social attitudes, new group solidarity in an intimate atmosphere, as the venues were exclusive, and seductive, ow¬ing to their ceremonious nature.
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