La Lega nord. Dalla crisi dei partiti di massa alla crisi della società contemporanea. Storia, passione e critica di un nuovo imprenditore politico

Autori

  • Lina Severino Università degli studi di Catania
  • Gabriele Licciardi

DOI:

https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v6i0.63

Abstract

Riflettere sul fenomeno leghista, oggi, significa ragionare sulle motivazioni della crisi della nostra repubblica che abbiamo fatto risalire, secondo un acuto temporale periodizzante, con i governi di solidarietà nazionale 1976-1979. Il  saggio cerca di chiarire la via d’uscita che è stata scelta, come antidoto alle fratture a quel tempo presenti. Gli anni Ottanta si sono caratterizzati come il tempo del riflusso, del privato che finalmente ritorna prioritario non solo sulla politica, ma soprattutto sul politico. Questo ha fatto il paio con un discorso antipolitico che ha modificato il lessico dell’opinione pubblica, lessico denigratorio della politica e delle sue manifestazioni, della democrazia parlamentare. Ma in questo scenario frammentato, privo di punti di riferimento solidi e inequivocabili, nel tempo della transizione abbiamo visto comparire sulla scena politica un nuovo imprenditore politico, il leghismo, frutto del localismo prima, sistema partito e di potere, nei primi anni Novanta, quando diventa Lega nord, con il suo leader Umberto Bossi ad inventare una tradizione, una storia, un immaginario collettivo per quella porzione di elettori delle regioni più ricche del Paese smarriti dopo Tangentopoli. L’analisi della parabola della Lega nord s’incrocia con le vicende della storia della Repubblica, una storia degli anni Ottanta e Novanta che si è caratterizzata per la costante dissoluzione dei corpi intermedi della politica e della società, parliamo dei partiti, delegittimati nelle loro funzioni, e di un sindacato in piena crisi di rappresentanza. La fotografia è quella di una democrazia povera di luoghi di ricomposizione del conflitto, dove la Lega è l’unico partito di massa.

Today, a reflection on the phenomenon of the Lega means considering the motivations of the problems of our Republic that we have traced back to the 1976-1979 governments of national solidarity. This essay tries to clarify the way out that was chosen as an antidote to the fractures present in that time. The 1980s are characterized as the time of reflux, of the individual that finally came back as a priority, not only in politics but especially for the politician. This was coupled with an anti-political discourse that modified the lexis of public opinion, the disparaging lexis of politics and its manifestations and parliamentary democracy. But in this fragmented scenario, lacking firm unequivocal reference points, in the time of transition, a new political player appeared on the l scene, Leghism, the product of localism, system of party and power in the early 1990s when it became the Lega nord, with its leader Umberto Bossi who invented a tradition, a history, and a collective imagination for that portion of the electors of the richest regions of the country who disappeared after Tangentopoli (an inquiry into corruption). The analysis of the history of the Lega nord is crossed with the events of the history of the Republic, a story of the 1980s and 1990s characterized by the constant dissolution of the intermediary bodies of politics and society; parties delegitimized in their functions and a trade union with many problems of representation. The picture that emerges is that of a democracy that has few areas of  recomposition of conflict, where la Lega is the only party for the masses.

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Pubblicato

14-03-2011

Fascicolo

Sezione

Articoli