Istruzione e società. Percorsi formativi nella Catania borbonica
DOI:
https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v1i0.150Abstract
L’analisi delle tappe attraverso cui, tra Rivoluzione e Unità, si sostanzia l’istruzione scolastica, consente di aprire ampie finestre sui progetti di trasformazione delle istituzioni educative e sulla valenza degli itinerari formativi attuati nella Sicilia del Sette-Ottocento. Contro la significativa preponderanza della scuola superiore e l’insegnamento gesuitico, portatore di una cultura umanistico - retorica, l’esigenza di razionalizzare l’insegnamento articolandolo in un sistema di ordini e gradi è proprio delle meditazioni della pedagogia illuministica. Il prototipo prussiano e austriaco, che tende alla creazione di un modello educativo organico, centralizzato e laico, determina in Italia la nascita di veri e propri epicentri di trasformazione politica e culturale. La cacciata dei Gesuiti segna il termine a quo del riformismo agrario meridionale nonché la fine del monopolio religioso sull’assistenza e sull’istruzione. In Sicilia De Cosmi si fa interprete di una riforma regalista, giurisdizionalista e popolare, invitando ad operare una riflessione propositiva sulla fine della cultura gesuitica e sui progetti di riutilizzo, in senso lato, del patrimonio dell’ordine. Tra riformismo e rivoluzione il dibattito relativo all’introduzione delle scuole decosmiane e al rapporto tra queste e le secondarie rivela significative consonanze con altri aspetti della politica borbonica nella sua fase tanucciana e caraccioliana. L’introduzione del metodo lancasteriano porrà l’accento sulla “necessità " di un’istruzione aperta ad una utenza più larga. Le istanze giurisdizionalistiche e i revisionismi successi incideranno in maniera trasversale sul sistema educativo e sull’opportunità o meno di affidarne il controllo al clero. I modi e i tempi di applicazione della normativa al caso Catania sottolineano lo stridente contrasto che caratterizzò l’ipotesi di una società, in bilico tra passato e presente, accarezzata da una monarchia borbonica che dopo le istanze riformistiche si scontrava con la realtà della Restaurazione. Se la ricostruzione della normativa può costituire una prima griglia inter-pretativa , l’esame - attraverso l’uso incrociato di fonti bibliografiche e documentazione d’archivio - delle strutture scolastiche diventa indispensabile chiave di lettura per penetrare nel meccanismo della risposta istituzionale alla volontà centrale. A fronte dell’intelaiatura di base relativa all’istruzione primaria e secondaria, pubblica e privata, così come si strutturava a Catania tra Sette e Ottocento, particolare significato riveste la peculiarità di alcune istituzioni finalizzate all’educazione di specifiche categorie sociali: il Collegio Cutelli dedicato all’istruzione dei nobili, e l’Ospizio di beneficenza, destinato ai diseredati, alla “bassa gente”, alla prole dei mendichi, ai “figli di nessuno”. Il duro sistema di vita dell’Ospizio, con il suo progetto pedagogico finalizzato all’istruzione “professionale - militare”, ci dà la misura della abissale distanza dalla raffinata atmosfera, permeata di studi classici e di “arti liberali”, del Collegio Cutelli. La scuola per la formazione dei futuri artigiani e la palestra atta a plasmare il giovane gentiluomo rappresentano le due facce di una medesima medaglia. Il modello proposto dal Collegio a confronto con quello suggerito dall’Ospizio costituiscono in sostanza un emblematico punto d’arrivo di quei mutamenti politico - istituzionali e socio - culturali che contemporaneamente caratterizzavano la formazione dello stato moderno nel Meridione.
The analysis of the stages through which, between Revolution and Unity of Italy, the education system takes shape, open ample windows on the transformation plans for educational institutions and on the importance of the formative itineraries effected in eighteenth and nineteenth century Sicily. Against the sígnificant predominance of the high school and the teaching of the Jesuits, holders of a humanistic-rhetoric culture, the need to rationalise teaching, articulating it into a system of orders and degrees is the fruit of the meditatíons of Enlightenment pedagogy. The Prussian and Austrian prototype, that favours the creation of an organic, centralized and secular educational model, determines the birth of authentic centres of political and cultural transformation in Italy. The expulsion of the Jesuits marks the end a quo of agrarian reformism in the south and the end of the religious monopoly on the welfare institutes and education. In Sicily De Cosmi is the interpreter of a regalist, jurisdictional and popular reform, inviting constructive reflection on the end of the Jesuitical culture and on the plans to reutilize, in a broad sense, the patrimony of the Order. Between reformism and revolution the debate on the introduction of Decosmian schools, and the relationship between these and secondary schools reveal meaningful consonances with other aspects of Bourbon policy in its Tanuccian and Caracciolian phases. The introduction of the Lancasterian method will put the accent on the «necessity» of education available to larger numbers. The jurisdíctional demands and the revisionisms of the moment are to have a transversal effect on the educational system and on the opportunity or not of entrusting it to the control to the clergy. The method and the time necessary for the application of the regulations regarding the Catania case underline the sharp contrast that characterízed the hypothesis of a society, in unstable balance between past and present, caressed by a Bourbon monarchy that after the reformistic pressures, encountered the reality of the Restoration. If the reconstruction of the regulations could constitute a first interpretative scheme, the examination (through the cross use of bibliographical sources and filed records) of the scholastic structures becomes the essential reading key in order to penetrate the mechanism of the institutional answer to the central will. With reference to the basic framework regarding primary and secondary, public and private education, as it was structured in Catania between the eightéenth and nineteenth centuries, the distinctive characteristics of certain institutions whose purpose was the education of specific social categories: the Collegio Cutelli, dedicated to the education of the nobles, and the Ospizio di beneficenza, educating the disinherited, ‘low people’, ‘beggars’ children and waifs and strays, took on particular meaning. The hard way of life in the Ospizio, with its pedagogical plan aiming at ‘professionalmilitary’ instruction illustrates the extent of the abysmal distance from the refined atmosphere, impregnated with classica) studies and ‘liberai arts’, of the Collegio Cutelli. The school for the formation of future artisans and the school where young gentleman were shaped represent the two faces of the same medal. The model proposed by the Collegio and the one suggested by the Ospizio constitute, in essence, an emblematical point of arrivai of those political changes, institutional and social-cultural, that together characterized the formation of the modern state in the south.
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