L'analogia techne-physis e il finalismo universale in Aristotele, Fisica II
DOI:
https://doi.org/10.4420/unict-asdf.v2i0.124Abstract
L’analogia, per Aristotele, costituisce un importante e privilegiato modello di argomentazione, uno strumento linguistico-concettuale «unificante», atto, cioè, a permettere l'accostamento e la considerazione sinottica di fenomeni o di realtà, apparentemente diversi tra loro per struttura, statuto ontologico, valore o funzione, ma collegabili insieme grazie ad una comune struttura analogica fatta di precisi rapporti e proporzioni di ordine matematico. Ciò vuol dire che tutta la realtà, dai suoi livelli più infimi fino a quelli più elevati, fatte salve le debite diversità e peculiarità, è, per Aristotele, unificabile ϰατα ἀναλογίαν, ossia in virtù di un'analoga struttura di cause, principi, operazioni, funzioni, processi; per cui, data una certa proporzione, e conoscendo uno degli elementi della medesima, è possibile pervenire, sia pure analogicamente, anche alla conoscenza di quell'altro elemento, che per noi è meno intelligibile. Pertanto, le diverse analogie usate da Aristotele rivestono sempre, nell'ottica del suo sistema, una precisa funzione metodologico-gnoseologica, ponendo in relazione di affinità due o più realtà, e permettendo la conoscenza della realtà meno nota attraverso quella, analoga, più nota. Una delle delle analogie più presenti nelle opere aristoteliche – e non solo in quelle di argomento fisico – è quella che accosta le techne alla physis. Nel preciso contesto di Fisica II, l'analogia in questione assume quella chiara funzione metodologico-gnoseologica che è possibile riconoscere in generale a tutte le analogie impiegate da Aristotele, finalizzata com'è, nello specifico, a far conoscere la struttura e i meccanismi che caratterizzano e regolano una realtà più nota in sé, perché ontologicamente primaria, ma meno nota all'uomo, ossia la physis, attraverso la struttura e i meccanismi di un’altra realtà, più vicina e più nota all'uomo, ma ontologicamente inferiore e secondaria, che può fungere da modello analogico ed esplicativo, la techne. Tuttavia, l’esame dei numerosi e diversi contesti nei quali tale analogia ricorre – da quelli più propriamente fisici e biologici a quelli etici e metafisici, dai più «giovanili» ai più maturi – ne evidenzia anche altri sensi, altrettanto, se non più, importanti, nonché altri obietti¬vi. Anzitutto, sottesa a molti contesti aristotelici interessati dall'analogia techne-physis, è presente una sottile e precisa polemica nei confronti della concezione platonica della physis, anche nel suo rapporto con la techne, quale viene esposta nel Timeo e nel X libro delle Leggi, concezione che Aristotele rifiuta e capovolge, restituendo, da una parte, al mondo naturale la dignità ontologica e il valore epistemologico che questo aveva già in epoca pre-socratica, e assegnando, dall'altra, al mondo della produzione tecnica e artistica in generale, un suo statuto scientifico, ma di scienza subordinata, in quanto poietica. Inoltre, l'analogia tra techne e physis assume anche, nei testi aristotelici, un preciso valore metafisico-teleologico, servendo a dimostrare come, tra le quattro specie di aitiai condivise per analogia sia dagli enti da physis sia dagli enti da techne, la più importante in entrambi i domini, e, sempre per analogia, nella realtà tutta, corruttibile e incorruttibile, sia quella che indica il telos o il to ou heneka (ciò in vista di cui), ossia la causa finale. Per tutte queste ragioni l'analogia tra techne e physis si rivela una vera e propria chiave d'accesso alle teorie più importanti dello Stagirita, un ponte gettato tra il regno della generazione e della produzione e il regno della pura contemplazione.
Analogy, according to Aristotle, constitutes an important and privileged model of argumentation, a linguistic-conceptual «unifying» instrument, able to allow the placing close together and synoptic consideration of phenomena or realities, seemingly different in structure, ontological constitution, value or function, but which can be linked to each other thanks to a common analogical structure made up of precise mathematical relations and proportions. This means that all reality, from its lowest to its highest levels, apart from the due diversities and peculiarities, is, for Aristotle, unifiable ϰατα ἀναλογίαν, that is, given an analogous structure of causes, principles, operations, functions and processes, for which, given a certain proportion, and know¬ing one of its elements, it is possible to arrive at, analogically speaking, knowledge of the other element, which is less intelligible for us. Thus, the different analogies used by Aristotle take on, from the viewpoint of his system, a precise methodological-gnosiological function, by putting two or more realities in an affinity relationship, and allowing the knowledge of the lesser-known reality through the better-known analogous one. One of the most frequently met analogies used in Aristotelian works – and not only those connected with physics – is the one placing techne and physis close together. In the context of Physics II, the analogy in question takes on a clear methodological-gnosiological function that can be generally recognized in all the analogies used by Aristotle, with the end, as in the specific, of making known the structure and mechanisms that characterize a reality known more in itself, as it is ontologically primary, but less known to man; namely, physis, through the structure and mechanisms of another reality, closer and more familiar to man but ontologically inferior and secondary, able to act as an analogous and explicative model, techne. However, the examination of the numerous and varied contexts in which such analogies occur – from the literally physical and biological ones to ethical and metaphysical contexts, from the «younger» to the more mature – points out other senses, equally, if not more important, as well as other objectives. First of all, implied in many Aristotelian contexts where the techne-physis analogy is used, one can see a subtle but precise polemic with regard to the Platonic conception of physis, also in its relation with techne, which is expounded in Timeo and in the X book of Laws, a conception which Aristotle rejects and overturns, giving back, on one hand, the ontological dignity and the epistemological value to the natural world that it already possessed in pre-Socratic time; and on the other, giving to the world of technical and artistic production in general, its scientific statute, but a subordinated science, since it is poietic. Moreover, the analogy be¬tween techne and physis also assumes, in Aristotelian texts, a precise metaphysical-te¬leological value serving to show how, among the four species of aitiai, shared by analogy both by elements of physis and techne, the most important in both domains and, again by analogy, in the whole reality, corruptible and incorruptible, is that indicating the telos or the to ou heneka (that in view of which), that is, the final cause. For all these reasons, the analogy between techne and physis proves to be a real access key to the most important theories of the Stagirite, a bridge built between the kingdom of generation and production, and the kingdom of pure contemplation.
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