Fondazione Brodbeck
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- Fondazione Brodbeck
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- La Fondazione Brodbeck arte contemporanea è stata costituita il 30 novembre del 2007 per volontà della famiglia Paolo Brodbeck.
Essa si trova all’interno di un complesso postindustriale situato nel cuore del quartiere storico di San Cristoforo, in posizione strategica poiché a pochi passi dal Museo Civico Castello Ursino, dalla ex Manifattura Tabacco, da Piazza Duomo e da Piazza Università. La sede si sviluppa su un’area di circa 6 mila metri quadri. Il complesso risale alla fine dell’Ottocento e mostra diverse aggiunte postume novecentesche. Inizialmente fu adibito alla produzione di liquirizia e alla lavorazione della frutta secca. Durante la seconda guerra mondiale fu utilizzato come presidio militare e, infine, divenne deposito del consorzio agrario e falegnameria. Attualmente sono stati ristrutturati 1800 metri quadri destinati a spazi per mostre temporanee, residenze d’artista, foresteria e un laboratorio progettuale; un modulo operativo che, arricchito della presenza della collezione Paolo Brodbeck, verrà esteso all’intero complesso.
Scopo della Fondazione Brodbeck è trasformare l’intera cittadella in un polo di riferimento per l’arte contemporanea, innovativo nella modalità di produzione e presentazione delle opere e nella capacità di attivare sinergie interne. Ad oggi, la Fondazione Brodbeck ha dato avvio ai primi due programmi di residenze artistiche internazionali. I programmi di residenza d’artista sono sostenuti dalla Fondazione Brodbeck e da enti privati e pubblici internazionali con essa convenzionati. Questi progetti mettono a disposizione degli alloggi studio, danno agli artisti la possibilità di utilizzare un’area per le grandi produzioni e di esporre i lavori, alla fine del periodo di residenza. Inoltre, durante la residenza, gli artisti vengono invitati a svolgere un programma di attività ideato per avviare una più stretta relazione con la realtà sociale, culturale e artistica siciliana. La Fondazione Brodbeck intende, infatti, offrire al pubblico la possibilità di approfondire la conoscenza di ogni progetto espositivo realizzato ad hoc.
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Apnea
Maria Domenica Rapicavoli propone una installazione dal titolo “Crooked Incline” e una selezione di opere fotografiche del ciclo “Maxiprocesso”, realizzato presso il Centro il C.I.D.M.A (Centro Internazionale di Documentazione della Mafia e del Movimento Antimafia) di Corleone in Sicilia. L’artista siciliana, oggi di stanza a New York, come è suo costume riflette sul rapporto memoria/presente incentrando il suo sforzo creativo sulla realizzazione di sistemi percettivi visivi in grado di rappresentare l’ampio spettro di sensazioni che l’esperienza di un contesto pregno di storia genera nella società contemporanea, spesso ignara di quanto nasconde il vissuto quotidiano. “Apnea” è la pratica per cui l’uomo si misura con il profondo del mare con il solo ausilio dell’aria che è in grado di ritenere nei propri polmoni, una pratica straniante grazie alla quale si perde la misura del luogo per entrare in un sogno meraviglioso fatto di silenzio, sospensione, mistero, ma anche di segreti, ansie e timore. Silenzio, sospensione, invisibilità, immobilità, inquietudine, sono per noi terricoli sensazioni che regnano sovrane nella profondità del mare e sono lo spunto su cui si concentra l’attenzione dell’artista. Così la visione della grande installazione intitolata “Crooked Incline” allestita nel padiglione centrale evoca un silenzio fascinoso, ma al tempo stesso inquietante, pieno di mistero. I “filo a piombo”, così utili in edilizia, ricordano invece bombe pronte a colpire, sospese nello spazio, congelate a pochi centimetri dal deflagrare. Allineate disegnano le misteriose mappe di aree off limits nel Mediterraneo o le rotte dei droni militari che invisibili e silenti incombono sulle nostre teste. Tracce di un mondo reale, ma nascosto ai nostri occhi; trauma latente della nostra coscienza, spesso immobile e incapace di generare una qualsivoglia reazione, rispetto ad un ordine superiore imposto dalla logica degli equilibri politico economici del nostro secolo. Misteri invisibili che fanno da scenario al secondo gruppo di lavori dedicati ad un capitolo molto triste per lei che da siciliana, prima fra tutti, soffre per la piaga mafiosa. Nella sala piccola della Fondazione scorrono 13 immagini dei Faldoni (l’intero progetto ne contempla 360) ciascuno dei quali è dedicato a un mafioso di spicco o alle requisitorie. Si tratta dei documenti archiviati dello storico Maxiprocesso contro Cosa Nostra che coinvolse 475 imputati per diversi capi d’accusa, tra cui quello di associazione a delinquere di stampo mafioso. Si svolse nell’Aula Bunker del carcere Ucciardone di Palermo dal febbraio del 1986 al dicembre del 1987. L’evento è considerato la prima vera reazione dello Stato Italiano nei confronti della mafia siciliana. Dalle immagini si percepisce un silenzio greve che evoca quel velo di incertezza che avvolge i grandi segreti del nostro Paese. Un silenzio necessario per non inquinare la segretezza delle indagini e contrastare l’omertà su cui si fonda la fedeltà alle organizzazioni criminali. Un silenzio che tuttavia nasconde il dubbio di ulteriori misteri, infonde incertezza e sospende ogni verdetto, per cui tutto sembra evolvere in immobilità perenne. Un silenzio che fissa il dolore delle morti in una visione totemica che le consacra alla memoria del tempo e all’amore nel ricordo. Un silenzio tragico di morte a cui allude la presenza della scultura dal titolo “Apnea” al centro della sala, che rappresenta il muscolo respiratorio contratto allorché il carnefice impedisce, per apnea meccanica (strangolamento), alla vittima di urlare. Quest’ultima sezione si completa con ulteriori opere fotografiche che ritraggono le tombe senza nome dei mafiosi morti e la quotidianità di chi vive quelle terre con inconsapevole complicità, nell’invisibilità di un tempo che pare rimanga immobile, immersi in una sempiterna apnea.
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